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Smartworking in arrivo: #whereismydesk

Smartworking. Il dibattito corre sul web anche con l’hashtag #whereismydesk: “Dov’è la mia scrivania”....


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Lo smartworking esce dal ghetto

Liquidato fino a pochi anni fa come la richiesta di qualche visionaria che pensava così di risolvere a buon mercato il problema della conciliazione di famiglia e lavoro, oggi il lavoro agile è una rivoluzione organizzativa già in atto. Che piace non solo ai dipendenti (uomini e donne) ma anche alle aziende perché aumenta la produttività. Le donne guardano il processo con occhio benevolo. E vigile. L’appello potrebbe essere un po’ questo: “Bello vedere il lavoro smart – valutato sugli obiettivi e non su quanto tempo si passa in ufficio – affermarsi nella vita di tutti i giorni. Bene che aumenti la produttività. Ma non si dimentichi che questo strumento è stato chiesto a gran voce anche per migliorare la possibilità di gestire insieme famiglia e ufficio. La conciliazione deve restare una delle finalità”.
Anche l’attenzione del legislatore dimostra come lo smartworking sia diventato un tema di serie A.
Adesso in commissione Lavoro del Senato sono in discussione anche un testo del governo e uno presentato dal presidente della stessa Commissione, Maurizio Sacconi.

Mentre Roma cambia le leggi Milano trasforma gli uffici.

Spazi comuni (ti siedi dove c’è posto) invece degli status symbol di fantozziana memoria come il ficus e la foto dei figli a segnare il territorio. La prima è stata Siemens nel 2012. Ora la scrivania condivisa è diventata un must per le aziende con i modelli organizzativi più avanzati. Con il Salone del mobile Milano è diventata una grande area di smartworking a cielo aperto. Provare (il lavoro agile) per credere. E anche gli architetti hanno capito che il business sta nel dare una mano alle aziende a organizzare i nuovi spazi di lavoro.

Illuminante per far capire che il futuro del lavoro è già qui l’incontro organizzato a Milano dalla società di consulenza Wingage. Il dibattito corre sul web anche con l’hashtag #whereismydesk In inglese “Dov’è la mia scrivania”.

Appunto, dov’è? “Where my coffee is, dove è il mio caffè”, rispondono i responsabili del personale di alcune aziende che hanno già sposato la causa del lavoro per obiettivi ‑ Emiliano Cappuccitti per Coca Cola hbc Italia, Patrizia Ordasso per Intesa Sanpaolo, Alessandra Stasi per Barilla, Gianfranco Poledda per Sorgenia – “interrogati” dalla partner di Wingage Annalisa Galardi.

Le chiavi della rivoluzione in corso possono essere così riassunte.

Obiettivi: la capacità di individuarle e valutarne il raggiungimento abilita la possibilità di lavorare agile. E questo è un lavoro che deve saper fare chi coordina il lavoro. Cosa per nulla scontata.

Fiducia: se il dipendente per uno o due giorni alla settimana non è in ufficio allora ti devi fidare. D’altra parte poi ci sarà la verifica del lavoro fatto, nessuno può barare.

Sindacato: tra i direttori del personale c’è chi sostiene che il sindacato non è pronto alla rivoluzione. E chi invece lo ha trovato interessato e collaborativo. Impossibile generalizzare. Certo è che chi introduce lo smartwork con un accordo sindacale poi ha anche diritto a sgravi fiscali.

Giovani: a sorpresa non sono i giovani i maggiori sostenitori dello smartwork ma le generazioni di mezzo che si arrampicano sugli specchi della doppia gestione degli impegni familiari e di lavoro. Il lavoro agile diventa così un modo per trattenere le risorse più esperte.

Spazi: nel nuovo ufficio sono completamente rivoluzionati. Ci sono le aree per le riunioni informali con sedute basse, spazi con tavoli più alti e sedie che impongono una posizione più formale. E poi i coloro. E persino la nap room, stanza per la pennichella. E poi i colori alle pareti: bianco per il lavoro di gruppo, blu per la concentrazione, rosso per focalizzare gli obiettivi.

E il bello deve ancora venire. Perché la rivoluzione potrebbe toccare presto anche il pubblico impiego. La riforma della pubblica amministrazione prevede che il 10% dei lavoratori pubblici abbia la possibilità di lavorare smart. La solita provincia di Trento lo ha già fatto, a dimostrazione che l’obiettivo non è fuori da mondo.

Quando toccherà al resto del Paese?

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Immagine in evidenza ( da vorverc.com)